Racconto
vincitore dell'edizione 2004
UNA
FOGLIA COLOR PASSIONE
di
Rosa Romano Bettini
Se ne sta seduto sulla soglia di casa; immobile,
lo sguardo che vaga nell'aria, forse a cercare terre estreme e ormai
irraggiungibili.
È Vanni.
Tutti i giorni così: dal mattino alla sera, caparbiamente incollato
alla panca, pronto a reagire, sgarbato, contro chi lo invita a buttare
l'avanzo del sigaro che tiene stretto fra il pollice e l'indice; il
sigaro è suo, da anni se lo incarta da solo con tabacco di trinciato
forte e guai a portarglielo via! È il segno della sua identità
rilasciatogli dal Padreterno in persona.
Appare stanco Vanni, a volte anche un poco confuso,
tuttavia non si arrende.
La vita lui l'ha sempre governata con la medesima grinta con cui governava
le bestie e la terra: volontà e passione, questa la sua ricetta
e non ha mai smesso di crederci.
"Bisogna sentirsela scorrere dentro la forza di volontà:
dai piedi deve salire al cuore e arrivare alla testa" ripete, mentre
con tutti i nodi delle dita si accarezza la fronte.
Poi alza gli occhi a cercare il sole, il sole caldo di metà settembre.
Sicuro di sé e della sua capa-cità di resistere sia alla
nostalgia dei ricordi sia all'imprendibilità di un futuro che
ormai fatica a vedere, aspira forte forte col naso.
È vecchio Vanni, ma l'età avanzata non gli impedisce di
riconoscere l'odore più pregnante della sua vita.
E allora si addolcisce di colpo.
L'odore dell'uva, quella appena raccolta dai vendemmiatori che sono
usciti di buon mattino con cesoie, secchi e tinelle e ora si apprestano
a caricarla sui camion, per portarla ai palmenti, dove sarà versata
in grandi vasche e approntata per la pigiatura.
Quando era bambino la pigiatura si eseguiva schiacciando l'uva coi piedi
dentro tini profumati e sanguigni. Anche lui lo faceva, era un gioco,
anzi un premio che gli adulti gli concedevano, so-prattutto la sera,
quando l'odore vellutato e asprigno dell'uva attraversava per intero
il paese e si fermava a mezz'aria davanti al castello, prima di entrare
nelle osterie.
L'osteria!
Ce n'erano due nel paese, ma lui frequentava quella dietro la piazza,
l'osteria dei "malnatt", così la chiamavano.
Là si sentiva in comunanza con gli altri; non importa se amici
o rivali, con loro condivideva il quartino e, a seconda di com'era andata
l'annata o di quanto le vigne erano state colpite dai pa-rassiti, l'umore.
Proprio lì, assieme al Tonella e altri amici del "malnatt",
aveva fondato il Circolo San Genesio, il primo circolo cooperativo della
zona, con l'unico scopo di stare insieme e darsi una mano nei lavori
dei campi e della vendemmia.
Al ricordo del Circolo e della cooperativa Vanni si ringalluzzisce orgoglioso,
e si stringe forte le mani, in onore, forse, alla stretta di mano che
dominava sull'insegna del Circolo.
Sollevando un nuvolone di aria e di caldo, dalla
curva in fondo alla strada fa capolino una macchina grigia.
Vanni la guarda con curiosità e si domanda chi c'è a bordo
e dove è diretta, dal momento che in paese nessuno possiede una
macchina tanto lussuosa.
La macchina, nel frattempo, si è fermata a pochi passi da lui;
neppure il tempo di aguzzare la vista ed ecco una donna bionda, sulle
spalle una sciarpa di seta turchese, i capelli corti, pettinati dietro
le orecchie e grandi occhi da gatta, grigioverdi spruzzati di blu.
Ora è in piedi, impacciata, perde tempo con la borsa, sembra
lì lì per parlare ma non riesce ad aprire la bocca.
"Vanni Veresi?" chiede alla fine.
"Per servirla" risponde lui, a cui gli anni hanno tolto la
forza ma non il piacere delle conqui-sta.
La donna apre la borsa ed estrae un pacchetto arrotolato nella carta
velina.
"Sono Lisa, nipote di Luigi Tonella. Mio nonno, morto il mese scorso,
le lascia questo in ere-dità."
Vanni s'incupisce di colpo. Guarda la donna, la sua mano esile, le dita
magre e inanellate, poi guarda il pacchetto... non dice nulla... vorrebbe
non prenderlo, teme in cuor suo di dover racco-gliere un segreto.
"Cos'è?" chiede sottovoce. Lisa non risponde.
"Non doveva arrivare", pensa ancora Vanni. Ma Lisa è
lì davanti e lui, suo malgrado, è co-stretto a scartare.
Il Tonella non era nativo del posto. "Vengo
dalla Bassa", dichiarava orgoglioso. Ma la sua ter-ra (la Bassa)
era umida e paludosa, così aveva fatto un pacchetto delle sue
quattro cose e si era trasferito assieme alla moglie Centina nel paese
di Vanni.
Era molto bella Centina. Soda di carne e piena di vita, il tipo di donna
che piaceva a Vanni, il quale, invece, aveva sposato Saveria, asciutta
e sbrigativa, sia nel corpo che nel carattere. Centi-na era una cosa
mai vista, una botte di vino in fermento, un gorgoglio di eccitazioni
e pensieri
"Che c'è signor Vanni? Non si sente
bene?" chiede Lisa, giacché Vanni (a ricordare Centina)
è diventato rosso e ha smesso di scartare il pacchetto.
"No, no.. sto bene!" risponde Vanni. "È che non
me lo aspettavo... Io conoscevo bene suo nonno Tonella e sapere che
è morto così... anche sua nonna Centina conoscevo bene..."
Lisa sorride, fa un cenno col capo e con la mano lo invita a scartare.
Vanni china il capo nuovamente impacciato; non vuole farlo, ha paura
di ciò che troverà nel pacchetto.
È una storia vecchia di tanti anni fa,
sperava di averla dimenticata, soprattutto sperava che a dimenticare
fosse stato il Tonella, ma se Lisa è lì
"Pensavo" dice Vanni "che ci sono momenti in cui i bisogni
della carne sono così forti e im-pellenti, che anche se vuoi
non puoi fermarti... forse servono per superare le ristrettezze che
la vita ci impone!
"
Lisa sgrana gli occhi, come chi non capisce. O non vuole capire.
E Vanni si zittisce, ma in silenzio continua a rievocare, sente che
è arrivato il momento di fare pace con la propria memoria!
Succede, e come se succede!
Quella sera era successo così all'improvviso. Erano tutti un
po' ebbri, avevano vendemmiato ore e ore, sotto il sole settembrino,
felici per l'abbondante raccolto e per la qualità dell'uva. Vino
da re, sarebbe uscito dai tini! Vino da re e da regina.
Centina correva qua e là come una vera regina, ancheggiando sui
morbidi fianchi, e levandosi di tanto in tanto il fazzoletto racchiuso
nei seni; impossibile non vederne la soffice attaccatura! Vanni la guardava
e la divorava con gli occhi, era un fiore da cogliere, un grappolo zuccherino
da assaporare acino dopo acino... e più la guardava più
sentiva dentro un fermento, un gorgoglio... così che a furia
di immaginare e sognare, senza rendersi neppure conto di ciò
che stava facendo, quando lei era scesa in cantina lui l'aveva seguita.
Ebbro di uva e di Centina!
Il resto è un ricordo, dolcissimo e insieme doloroso perché
Centina sul momento aveva detto di no, poi si era in parte addolcita
e forse si sarebbe lasciata sedurre, se non fosse stato che sul più
bello s'era udito un tonfo come di un arnese caduto e subito dietro
un ticchettio di passi ve-loci; Centina s'era ricomposta di colpo ed
era fuggita tremante...
Qualcuno li aveva visti, qualcuno li stava spiando? Chi era?
Non si seppe mai, ma il sospetto che fosse il Tonella divenne certezza
già l'indomani, allor-quando lo stesso Tonella decise di andarsene;
tornava a vivere nella Bassa, disse, che in quel paese non era più
aria.
Nel pacchetto, ormai completamente scartato,
c'è una busta marrone. Toccandola, Vanni sente un fruscio, meglio
una specie di stridio. Guarda Lisa e le chiede, con gli occhi, una spiegazione.
Ancora una volta Lisa lo invita ad andare avanti.
Vanni di nuovo tentenna: aprire la busta è come aprire il proprio
diario segreto, pensa. Ma dentro la busta c'è una nuova sorpresa:
una lettera e una foglia, una foglia secca di vite, com-pletamente colorata
di rosso.
"Che vuoi dire? Perché questa foglia?" si chiede Vanni
mentre apre la lettera, piegata in quat-tro, già preparato in
cuor suo a leggere il peggio; invece resta disorientato. "Ti restituisco
la pas-sione di vivere": questo e nient'altro, c'è sulla
lettera.
Lisa sorride e si siede al suo fianco, poi gli prende le mani e gliele
stringe; come le mani dell'insegna del Circolo.
"Mio nonno" dice, "mi ha raccontato più volte
la storia di quando avete fondato il Circolo e la Cooperativa. Tutto
mi ha raccontato, a partire dai primi progetti per finire alle lotte
con quelli dell'osteria del ponte, che vi vedevano di malocchio e non
volevano il Circolo."
Vanni scuote il capo e s'infiamma.
"Mi ha raccontato anche di quella volta che la vigna gli si ammalò
e non diede il raccolto. Se la vide brutta: senza uva da consegnare
al padrone rischiava di perdere la mezzadria. Poi si decise e venne
da lei signor Vanni. Con fatica, perché era orgoglioso, ma non
aveva altri da cui andare.
"Le raccontò tutto, le disse che gli si era ammalata la
vigna, che forse era stato un dispetto, e che aveva perso il raccolto,
tutto il lavoro di un anno.
"Lei lo incitò a reagire, lo spronò a non perdere
la passione di vivere, che tanto, gli disse, qual-che cosa sarebbe successo.
"E, infatti, l'indomani qualcuno consegnò a mio nonno diversi
quintali di uva. Uva matura al punto giusto, pronta da vendere alle
cantine sociali... un'uva speciale con certe foglie rosse... fo-glie
come questa!", conclude Lisa mostrando la foglia colorata di rosso.
Vanni tace e arrossisce mentre Lisa lo guarda indulgente.
"Quel qualcuno era lei, signor Vanni..." aggiunge sottovoce.
Un nodo di giovinezza stringe la gola di Vanni. Prepotente s'affaccia
il ricordo e la stessa emo-zione di allora. Aveva bussato a ogni porta
e da ogni porta era uscita un po' d'uva.
L'aveva fatto per amicizia e passione, non poteva vedere il suo amico
Tonella ridotto in quel modo, e tuttavia fu in quell'occasione che il
Circolo e la cooperativa uscirono dai pensieri ideali e divennero una
realtà da toccare: un unico corpo con tante mani.
"Lei aveva la passione di vivere, lei voleva che la gente fosse
serena, senza affanni né fastidi, e per questo credeva nella
cooperazione come forma di solidarietà e di progresso, il nonno
me lo ha raccontato."
"Acqua passata... altri tempi, idee esaltanti di ragazzi esaltati,
anche se ripensandoci, ciò che abbiamo fatto a qualcosa è
servito. Ora però sono vecchio e..." sussurra Vanni accarezzando
la foglia. "Non mi serve più, tieni, affido a te la mia
passione di vivere" dice e le consegna la foglia.
"Però vorrei sapere..." continua "vorrei sapere
una cosa."
"Cosa?"
"Vorrei sapere perché tuo nonno se ne andò così
su due piedi, dalla sera alla mattina senza da-re neppure una giustificazione?"
chiede deciso.
"Questa è un'altra storia" risponde Lisa. "Una
storia che se l'avesse saputa a quel tempo, credo che lei signor Vanni,
si sarebbe molto arrabbiato..."
"Perché?"
E ancora Lisa si ferma, la sua voce ha come un inciampo. Vanni la guarda,
la interroga a fondo con gli occhi.
"Perché?" chiede ancora. "Perché... il
nonno Tonella si era innamorato di sua moglie Saveria" confessa
Lisa tutto d'un fiato.
Vanni ha come il singhiozzo.
"Mah?!" ha la forza di dire. "Quella sera, l'ultima prima
di partire, il nonno Tonella aveva se-guito sua moglie Saveria in cantina
deciso a confessarle il suo amore; voleva sedurla, amarla, possederla
almeno una volta, ma quando fu sul punto di agire, ebbe come un ripensamento
e si fermò. Forse perché si ricordò dell'uva, del
Circolo, della Cooperativa, non so, si vergognò e si disse che
non poteva farle questo torto. Se c'era una persona che non lo meritava,
quella persona era lei."
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